giovedì 20 giugno 2013

Vita in ufficio


Passando circa 8 ore in ufficio può capitare di avere l'impellente necessità di usare il bagno comune che c'è sul piano.

Una volta da qualche parte avevo letto che alle donne, stando molto tempo insieme, si sincronizza il ciclo: possibile che agli uomini si sincronizzi la vescica? O c'è uno che si chiude in bagno ogni volta che mi alzo dalla sedia? E come fa a sapere quando devo andare? Non credo di avere sensori di peso sotto la sedia, ho anche controllato e provato a cambiare sedia.

Forse quello è proprio l'ufficio di qualcuno: a volte gentilmente esce giusto per il tempo a noi utile a espletare le necessità e poi rientra, dando un significato concreto alla frase "Non ti pago per fare certe cagate" che si sente urlare ogni tanto in corridoio.

Passando di tanto in tanto davanti a quella porta perennemente chiusa, capita anche di sentir parlare gente, una sola voce però, e comunque niente di interessante da origliare tipo gemiti o sospiri, quindi o loro non hanno ben capito come si usa il bagno o io è anni che piscio in una cabina telefonica. Da sobrio.

Se dovete telefonare e non volete che il capo vi senta, non potete uscire dallo stabile invece di chiudervi al cesso? Così almeno evitate di fare la solita cosa che fa un uomo quando è solo e nessuno lo vede: scaccolarsi e attaccarne il prodotto ovunque. È possibile stabilire quanto noiosa fosse quella telefonata dal numero di caccole nuove attaccate sulle piastrelle.

Quelle poche volte che si riesce ad entrare in un cesso, gli scenari che può presentare sono infiniti e schifosi, d'altronde se era libero un motivo c'era.

Lo scenario più comune è il così detto "Mar Morto": nonostante una tazza di dimensioni standard, molti uomini del mio piano riescono inspiegabilmente a mancarla, non parlo del primo schizzetto che dopo ore seduto potrebbe non essere proprio a fuoco, o di qualche goccia dovuta ad una sgrullata troppo vigorosa, ma di riversare fuori tazza circa il 90% dell'acqua contenuta nel corpo umano, tant'è che per scoprire l'esecutore di tal versamento basterebbe controllare chi assomiglia più a un chicco di uva passa che a un uomo.

Altra situazione molto comune è la presenza, e persistenza, di un odore che farebbe desistere dall'entrare anche un incontinente che ha degustato un campionario intero di diuretici.
Certi odori hanno del sovrannaturale, non esistono in natura, devono essere frutto di esperimenti che la direzione effettua su di noi tramite il servizio mensa, non bastano due porte chiuse a contenerli.

Questi odori si muovono sul piano come dei ninja assassini pronti a colpire silenziosi la ignare vittime, motivo per cui l'ufficio direttamente di fronte al bagno è sempre vuoto nonostante sulla carta ci lavorino almeno sette persone.

Per non parlare di quelli che dimenticano totalmente come si usa uno sciacquone lasciando campioni di urine o feci sparse qua e là, come se fosse un laboratorio di analisi.

Ma i peggiori di tutti sono i colleghi degli altri piani che, dato che il mio è un reparto con una percentuale di gnocca pari alla quantità di ghiaccio sul sole, vengono a scaricare le loro coliti croniche nel nostro bagno.
Tanto chissenefotte se uscendo da quello che una volta era un cesso e ora è una zona di quarantena paragonabile a Chernobyl incontri un altro uomo, tanto quello mica te lo vuoi scopare.

Beh, cari colleghi, per le possibilità che avete di trombarvi la vostra vicina di scrivania potreste tranquillamente prendere il cestino della carta e farla direttamente in mezzo all'open space.
E forse le aumentereste.

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